Sassi unplugged
Matera, se non è la tua città d’origine è per prima cosa arrivarci. Il viaggio per Matera è già Matera. Treni scombinati e fuori da ogni sincronia che governa la regola universale del binario, autobus lanciati a sasso sulle autostrade la notte e carichi di respiri d’ansia, rassegnazione e nostalgia, macchine azzoppate sulle buche della Basentana e reduci di un mostruoso videogioco di sbarramenti e lavori in corso e in corsa, aerei che atterrano a distanza di un viaggio ancora, passi e passaggi e occasioni e camminare. Matera è la meraviglia e l’imbarazzo, una lotta tra il bene e il meglio che non sai combattere. Matera è il sorriso e la risata. Matera è la cicatrice e la ferita. Un metro campione del dolore depositato sulla traccia genetica di questa gente. L’ostinazione di strappare terra alla terra, sasso al sasso.
Sono trent’anni che Giorgio Olmoti arriva a Matera, ha cominciato a sentirla casa ma non riesce a rinunciare a tutti gli altri posti, che pure l’hanno accolto e riparte e scopre e torna. Matera sta lí e accoglie sempre. Forse è il suo pregio e il suo difetto. E allora questi appunti sono di viaggio e di permanenza, perché a un certo punto ti accorgi che anche quando sei ripartito qualcosa è rimasto lí e tocca tornare a riprenderselo. E lo sai da solo che è una scusa e che non sei ripartito sul serio. Matera è una bestia mutante in questo tempo che pare palpitare di un’incredibile velocità nuova che ci lascia fermi troppo spesso al nostro tavolino, digitando il nome del mondo e credendo di aver guadagnato confidenza con la conoscenza. Matera ora è sulla bocca di tutti, programmata sulle agende della folla di quelli che arrivano tutt’insieme. Va bene anche questo. Va tutto bene. Quante ne ha già viste Matera. Tutto quello che è umano dura un respiro e la pietra dura il tempo tutto, per questo a volte guardi i Sassi e sembra che quelle bocche aperte stiano ridendo. Se ne accorgono in pochi e già l’autobus riparte. Buona strada e buona fortuna.
Su Spotify è disponibile la playlist associata al libro “sassi unplugged – giorgio olmoti”, buon ascolto e buona lettura.
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L’autore
Giorgio Olmoti non è uno che può serenamente dire di arrivare da un posto preciso. La definizione migliore per lui, a qualsiasi latitudine, dovrebbe essere “sangue misto”, come si usava nei film western. In ogni caso nel tempo egli ha selezionato dei luoghi d’elezione, pur astenendosi da sempre dal voto, e s’è fatto carico di un mutuo ventennale per pagare una casa in un perduto bosco friulano, con una rata inferiore all’abbonamento alla televisione via satellite. Torino, Salerno, Udine, Matera, Siena, Attimis, Venezia, Perugia sono le coordinate geoesistenziali di Giorgio Olmoti. Traccia dei diversi dialetti frequentati già in tenera età affiora nella sua scrittura sgangherata. Lavora in editoria e tiene corsi in giro per scuole e università, scrive saggi ma nel suo caso è un ossimoro. Se glielo domanderete vi ripeterà, con il fruscio di un vecchio disco, che si occupa del rapporto tra storia e fonti non convenzionali, citando tra queste la fotografia, la canzone, il cinema, il fumetto. Da anni è vittima di una potente malia d’amore e, in barba alla teoria evolutiva, nel tempo ha avuto anche modo di riprodursi ed è quasi certamente padre. Viaggia su un vecchissimo pick up per il mondo, anche se per le lunghe distanze preferisce il suo fantastico Ciao Piaggio noto alle cronache come “Dersu Uzala”. Giorgio Olmoti da sempre lascia che i suoi passi siano affiancati dall’ombra di un cane. Nel 2014 ha pubblicato con ’round midnight edizioni “On the road again”.
formato | 15 x 15 |
pagine | 98 |