Sul non perdere le ceneri di mio padre nell’alluvione
Non riuscivamo a trovare le ceneri di mio padre
durante l’alluvione del 2013
e pensammo fossero state spazzate via. O che forse
uno dei volontari, là solo per fare del bene, aveva visto l’urna
che le racchiudeva ricoperta di limo e l’aveva buttata via,
come accadde con tante altre cose che la gente aveva care
nel tesoro sepolto delle loro case –
fotografie di famiglia,
macchine da scrivere, diplomi sotto vetro.
Quando il fiume si allontanò da casa nostra, due amici di mia moglie
smembrarono il pianoforte, che era fradicio
e non poteva essere salvato.
E il piano, nell’essere demolito, fece un concerto
dal dolore giugulare, il suo grido di legno, il ricordo rotto della colla
e lo stridio delle viti che non reggono più.
Finì con lo schianto della grande arpa
contro una culla di cemento, uno zoo in panico,
tutte le note che il piano conosceva culminate in una sola,
ogni animale ululava
mentre il fiume si alzava nelle loro gabbie.
Alla notizia delle ceneri di mio padre perdute nell’acqua,
i vicini trasalirono come se qualcosa di selvaggio
avesse divorato un cucciolo che avevano nutrito dalle loro stesse mani.
Solo un amico polacco pensò che fosse comico,
e così anch’io – veniamo entrambi da una lunga schiera di carne da cannone.
Anche papà avrebbe riso. Avevo tenuto le sue ceneri
perché niente di ciò che avevo pensato di fare con esse era giusto. Era solito dire,
Se aspetti, le cose si risolveranno da sole –
il trucco è sapere quando aspettare.
Stavo leggendo l’elegia di Robert Hass
per il fratello minore – la mente di Robert immaginava
un funerale
dove il corpo del fratello veniva bruciato su una barca nel fiume,
così prima il fuoco, e poi l’aria, e poi, alla fine,
il fiume presero il corpo – come se giù a valle
fosse un altro modo per dire in cielo.
Trovammo l’urna
in una scatola piena di libri e una macchinina telecomandata,
l’abbiamo portata in cucina quando tutti afferravano tutto sul pelo dell’acqua;
non era mai stata toccata dal fiume.
E ora sta su una mensola in soggiorno,
le ceneri di mio padre non prese dal fiume
che io non consegnerò all’aria
finché non avrò imparato tutto ciò che ha da insegnarmi
con questi resti di terra che furono lui.
Video girato dal Comune di Gallipoli durante il premio poesia Poié
La seconda edizione del Gallipoli in Poesia Festival si è concluso con l'eccezionale presenza del poeta Richard Harrison, uno dei più importanti poeti nel panorama internazionale. Una grande sera di chiusura con la premiazione finale del concorso Poié – Riafferrare la vita.Grazie a tutti coloro che hanno collaborato, alla direzione artistica di Andrea Donaera e alle associazioni coinvolte. Grazie Richard. #GallipoliInPoesia #gallipoli
Posted by Comune di Gallipoli on Wednesday, 13 June 2018
Richard Harrison: è un poeta canadese, nasce a Toronto nel ‘57 e si trasferisce a Calgary nel ’95, vive a Calgary da allora. Si è laureato presso la Trent University (in biologia e filosofia) e la Concordia University (in scrittura creativa). Ha insegnato alla Trent University, l’Università di Calgary e ora alla Mount Royal University, dopo essere stato Writer-in-Residence all’Università di Calgary nel 1995. Il suo libro più recente, On Not Losing My Father’s Ashes in the Flood, ha vinto il Governor General’s Award per la poesia in lingua inglese, il Stephan G. Stephansson Alberta Poetry Prize ed è stato finalista del W.O. Mitchell Book Prize per la Città di Calgary. Degli otto libri scritti da Richard Harrison, ricordiamo anche il finalista del Governor General’s Award Big Breath of Wish e Hero of the Play, il primo libro di poesie ad essere presentato all’Hockey Hall of Fame. I suoi lavori sono stati pubblicati, trasmessi e visualizzati in tutto il mondo, e le sue poesie sono state tradotte in francese, spagnolo, portoghese e arabo. In On Not Loosing My Father’s Ashes in the Flood, Richard riflette sulla morte del padre, l’Alluvione dell’Alberta e ciò che la poesia presenta come una vita vissuta intorno ad essa.
Riccardo Frolloni: (Traduttore) nasce nel ’93 a Macerata. Laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bologna, pubblica la sua prima opera “Languide Istantanee Polaroid” (Affinità Elettive Edizioni, vincitore premio “Le Stanze del Tempo” 2014 e finalista premio “Elena Violani-Landi”), con una nota di Davide Rondoni. Dal 2018 è Direttore del Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna. Ha lavorato per la School of Continuing Studies dell’Università di Toronto.